venerdì 31 ottobre 2014


A casa mia il disegno è sempre stato visto come un hobby di scarsa rilevanza: prima il dovere e poi, se proprio non hai altro da fare, l'arte.
Quando ho comunicato a mio padre che avrei lasciato l'università per diventare fumettista, per poco non gli prende un attacco omicida. Sono stati anni di commenti acidi, derisione e bassissima stima. 
Poi è arrivato il primo contratto da fumettista, un libro con mie illustrazioni, poi un secondo e alla fine un: " Brava, sono orgoglioso di te."
Ma la soddisfazione più grande è stata vederlo frignare come un bambino in un negozio di giocattoli quando, con questa illustrazione estemporanea, gli ho mostrato come funziona una cintiq.
Ecco, ora che ai suoi occhi sono una professionista, è tempo di cambiare lavoro e fargli prendere un altro attacco omicida.